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Il Laboratorio di Analisi di Saliva e Espirato umani del CNR-IFC è la sede scelta per verificare l’assenza di rilasci di composti volatili dannosi per i pazienti che dovranno utilizzare un innovativo ventilatore polmonare che, in una corsa contro il tempo nella lotta alla patologia COVID19, è stato progettato e realizzato da Cristian Galbiati e collaboratori di Italia, Stati Uniti e Canada, nel progetto Milano Ventilatore Meccanico (MVM, http://mvm.care/it). In poche settimane è stato sviluppato un innovativo ventilatore polmonare per supportare i pazienti Covid-19 ricoverati nelle terapie intensive di tutto il mondo. Basato su una tecnologia di facile uso ma sicura ed efficiente, MVM ha un sistema di controllo avanzato che consente le diverse modalità di ventilazione con un costo complessivo dei componenti di poche centinaia di euro. La semplicità del design, che include solo componenti di facile reperibilità sul mercato, consentirà una produzione rapida e su vasta scala. L’obiettivo è quello di avviare rapidamente la produzione di 1000 unità in ognuno dei tre Paesi che hanno fatto nascere il progetto.

L’idea è nata da ricercatori impegnati in attività di ricerca sulla materia oscura nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN e nei laboratori canadesi di SNOLAB e TRIUMF, che hanno messo a disposizione la loro esperienza sui sistemi di controllo gas. La collaborazione MVM opera in un ambiente di innovazione aperta (open hardware): attraverso la condivisione continua di informazioni, schemi tecnici e risultati ottenuti, è stato possibile conseguire il rapido avanzamento del progetto, la costruzione di una serie di prototipi funzionanti. Attualmente Food and Drug Administration (FDA), l’ente certificatore statunitense che rappresenta un riferimento a livello mondiale, ha concesso la certificazione di emergenza (EUA, Emergency Use Authorization) per l’uso clinico del dispositivo. Allo scopo di ottenere la certificazione definitiva di FDA,  nonché le analoghe certificazioni nazionali ovunque il dispositivo debba essere usato, necessarie per poterne avviare la produzione, è necessario un ultimo ma decisivo passaggio. Ed è qui che entra in gioco la squadra che vede Pietro Salvo del CNR-IFC, Tommaso Lomonaco, Denise Biagini e Fabio Di Francesco del dipartimento di Chimica e Chimica industriale dell’Università di Pisa, supportati dal personale della Fondazione Toscana “Gabriele Monasterio” ed in collaborazione con Andrea Carretta di SRA Instruments, portare l’esperienza maturata in molti anni di ricerca nel campo dell’analisi dei gas espirati, per verificare l’assenza di rilasci di composti volatili dannosi per i pazienti che dovranno utilizzare MVM.
CNR-IFC è orgoglioso di poter partecipare a questa impresa in cui le conoscenze scientifiche generate dalla ricerca di base anche in campi apparentemente lontani dalla vita di tutti i giorni possono essere molto utili per raggiungere con rapidità obiettivi drammaticamente concreti, in una sana collaborazione del mondo scientifico italiano ed internazionale, inserendosi in quella prova globale di pronta reazione alla sfida globale posta da COVID-19. Il progetto MVM, nato dal basso nella comunità scientifica, si è propagato rapidamente fino ad includere ricercatori di sette nazioni (Italia, USA, Canada, Francia, Spagna, Regno Unito e Polonia), che non hanno esitato a sospendere le proprie attività di ricerca per mettere a disposizione, col massimo spirito solidale, le proprie conoscenze e renderne disponibili i frutti senza fini di lucro. Una bella storia, un atto d’amore verso l’umanità.